Darwin Viaggi - Blog e Articoli

Nel cuore degli altipiani del Madagascar, a est della cittadina di Ambositra, vivono gli Zafimaniry,un piccolo gruppo etnico di circa 50.000 persone distribuiti in un centinaio di villaggi. Il loro mito fondante vuole che, due secoli or sono o giù di lì, questo gruppo di origini Betsileo si rifugiasse tra le montagne per sfuggire alla deforestazione incipiente e all’avanzata di gruppi etnici più numerosi. Che sia stato per desiderio di boschi intatti oppure di libertà, questa gente ha vissuto praticamente isolata per diverso tempo, su cime di difficile accesso e perennemente avvolte di bruma, praticando una agricoltura di sussistenza a base di riso, mais, patate dolci, taro e manioca.



Grazie alla loro tradizionale simbiosi con il bosco, gli Zafimaniry hanno sviluppato una grandissima abilità nella lavorazione del legno. Quasi tutto, nel loro mondo, viene dalla foresta: le case, interamente di palissandro, sono autentici capolavori di incastro, costruite senza nemmeno un chiodo, completamente smontabili e con porte e finestre finemente scolpite; gli sgabelli su cui siedono sono ricavati da un unico blocco di legno; i grossi contenitori con i quali un tempo andavano a raccogliere il miele selvatico, sono tronchi scavati; i sepolcri famigliari sono pesanti sarcofagi, i più antichi dei quali assemblati con due soli blocchi di un unico tronco. Nella loro vita quotidiana, gli Zafimaniry riconoscono e utilizzano circa 23 tipi di legni diversi, ognuno con una sua precisa funzione.



I paesi Zafimaniry offrono panorami di straordinaria bellezza e sono meta di molti intrepidi turisti, che si avventurano in trekking di uno o più giorni, per visitare quelle piccole meraviglie di palissandro nascoste in mezzo alle montagne. Nonostante il piccolo numero dei suoi rappresentanti, o forse proprio per questo, la civiltà Zafimaniry è stata inclusa, nel 2003, Patrimonio Orale Intangibile dell’Umanità dall’UNESCO. Chiedendo agli intagliatori Zafimaniry il significato dei loro disegni non è raro sentirsi rispondere che non significano nulla ma semplicemente abbelliscono il legno. Forse è tutto quanto resta del sapere ancestrale di tali “segni”, mirabilmente riportati sugli oggetti di uso comune, porte e finestre delle loro case. O forse è solo riservatezza tipicamente Malgascia. Ad un’occhio allenato non possono però sfuggire i riferimenti grafici a modelli che si ritrovano in tutti i luoghi dove la spiritualità ha manifestato forme artistiche e una simbologia di vario genere. Gli Zafimaniry sono dunque da considerarsi appieno nel novero dei popoli che perpetuano la Conoscenza Universalenel mondo.
Angkor Fasto e splendore dell impero Khmer di Marilia Albanese (ed. White Star).

Un bellissimo libro, ricco di splendide illustrazioni, che ripercorre le vicende dell impero Khmer e del suo più sconvolgente esito architettonico: i templi di Siem Reap (meglio noti, anche se non del tutto correttamente, come Angkor Wat). Il libro è suddiviso in due sezioni ben distinte: nella prima parte vengono illustrate in modo dettagliato storie, mitologie, accadimenti e credenze di questa civiltà; la seconda parte, invece, è un meticoloso itinerario nel parco archeologico, con descrizioni e fotografie dei singoli templi. Qualora stiate leggendo queste poche righe perché è vostra intenzione visitare Siem Reap (e, credetemi, dovrebbe esserlo), sappiate che se c è una cosa che veramente ti frega, quando visiti quella meraviglia, è l incapacità di ricordare i singoli templi, che dopo tre giorni passati tra quelle pietre fai fatica a raccapezzarti.



Questo libro ha, tra gli altri, il pregio di rimettere in ordine le proprie memorie e di suscitare, a distanza di anni, sensazioni ed emozioni che forse credevate perse per sempre. Oh, se invece cercate qualcosa di più maneggevole da rigirarvi tra le mani mentre passeggiate tra quei templi incantati, potreste provare con I tesori di Angkor, sempre di Marilia Albanese (ed. White Star). Una nota doverosa per tutti coloro che si recheranno in Cambogia: a Siem Reap e a Phnom Pehn sarete avvicinati da stormi di bambini più o meno cresciuti che, in cambio di pochi dollari, vi offriranno guide e libri in formato tascabile, rigorosamente in inglese; tra questi, il sopra citato Angkor. Splendors of the Khmer Civilization (traduzione inglese del libro di M. Albanese), Ancient Angkor, di M. Freeman e C. Jacques, e Angkor. Celestial temples of the Khmer empire, di J. Ortner. Questi ultimi due trattano in modo ancor più dettagliato i singoli templi, limitando a poche pagine l esposizione narrativa delle vicende dei Khmer. Ciò detto, sappiate che si tratta sostanzialmente di fotocopie a colori fascicolate, ancorché di buonissima qualità; in Cambogia, infatti, non esiste copyright e quindi l operazione è perfettamente legale. Ora, sta a voi scegliere se dare o meno il vostro contributo al risanamento dell economia locale a scapito del legittimo interesse degli autori; un buon compromesso potrebbe essere quello di acquistare la copia tascabile del libro come guida per il periodo del vostro soggiorno, riservandosi di acquistare l originale (tra l altro, di qualità infinitamente superiore) nei negozi di Siem Reap o Phnom Pehn oppure al vostro ritorno a casa.
Vado verso il Capo di Sergio Ramazzotti (ed. Feltrinelli).

L incipit: 13.000 km, da Algeri a Città del Capo, in autobus traghetto treno e quant altro, per vedere l effetto che fa viaggiare per l Africa nera con la faccia bianca. Poi, come succede quando nella vita ci metti la faccia, le cose cambiano in modo impercettibile ma inesorabile: allora quella che sembrava un avventura diventa un percorso, abbandoni ogni altezzosità per passare dall altra parte dello specchio, smetti di confrontare e inizi a valutare le cose semplicemente per quello che sono, abbracci l attesa, inizi a vivere al ritmo bradipo che ha il tempo laggiù. Un libro di grande onestà intellettuale che vale la pena di leggere per capire come viaggiare sia soprattutto un processo di maturazione, di apertura all altro da sé: insomma, per parafrasare una bellissima frase di Vinicius de Moraes, il viaggio è l arte dell incontro. Antonello Bacci



Aspettando i barbari di J.M. Coetzee (ed. Einaudi).

Un anziano magistrato stanziato in uno sperduto avamposto di frontiera. A scandire le sue giornate, poche piccole cose: l'amministrazione della giustizia durante il giorno, la lettura dei classici la sera, gli scavi archeologici nel tempo libero. A giustificarne l'esistenza, una missione: difendere ad ogni costo la cittadella dall'avanzata dei Barbari. Non che ve ne siano mai state tracce, a dire il vero, ma il magistrato è lì per obbedire agli ordini e non per metterli in discussione. Un giorno, però, l'Impero decide che è giunta l'ora di sterminare i Barbari e affida l'amministrazione dell'avamposto al Colonnello Joll, che avvia una brutale e sanguinosa repressione dei Barbari, o almeno di quelli che egli ritiene essere tali. Il magistrato, che ha galleggiato tutta la sua vita nell'indifferenza, ora è costretto a scegliere: asservirsi al potere oppure opporvisi apertamente. Si ribellerà: ma per il suo gesto dovrà subire l'umiliazione del carcere e la tortura. Straordinario apologo sul Potere e sulla brutale ottusità dei suoi burocrati, Aspettando i barbari è un libro magnifico nella sua compostezza. Le pagine in cui il magistrato, accusato dal Colonnello di essere una spia, traduce all'impronta le tavolette di geroglifici costituiscono uno dei momenti più alti dell'opera di Coetzee e una delle più limpide, strazianti rappresentazioni della Dignità umana, ancorché sotto forma di scrittura. Antonello Bacci



Verranno dal mare di Zakes Mda (ed. E/O).

Nella prima metà dell'Ottocento, quando il Sudafrica era una colonia inglese, una profetessa nera annunciò che gli antenati del popolo xhosa sarebbero tornati dal mare per punire gli inglesi. Affinché la profezia si avverasse, sarebbe stato necessario il sacrificio di terre e di bestiame di tutto il popolo. La popolazione si divise tra Credenti, coloro i quali accettarono la condizione per poi morire di fame, e Miscredenti che accettarono il dominio inglese. Quasi duecento anni dopo Camagu, un nero urbanizzato e colto arriva in un villaggio a sud del paese e ritrova l'antica faida tra Credenti e Miscredenti: questa volta l oggetto del contendere è la costruzione di un casinò in un piccolo villaggio lungo la costa, ricco di bellezze naturali. Il protagonista si lascerà coinvolgere nello scontro e cambierà la propria stessa visione del mondo. Antonello Bacci



La polvere dei sogni di André Brink (ed. Feltrinelli).

Outeniqua 1994: una città immaginaria nel Sudafrica di pochi mesi prima delle elezioni che porteranno Nelson Mandela al potere. Kristien, dopo molti anni di esilio a Londra, torna nella città dove ha trascorso la sua infanzia per vegliare la nonna, Ouma Kristina, in punto di morte ma ancora mentalmente vivacissima e ossessionata dall'idea di non riuscire a trasmettere alla nipote la storia della famiglia e del Sudafrica. E Ouma Kristina le racconta tantissime storie affascinanti, al confine tra realtà e mito, che finiscono per far emergere una sottile analogia tra le donne della famiglia, in lotta per l'indipendenza, e il popolo sudafricano. Un romanzo che aiuta a capire le sofferenze e la schizofrenia di un paese con la faccia bianca e l'anima nera. Antonello Bacci
Rulli di tamburo per Rancas di Manuel Scorza (ed. Feltrinelli)

Nelle Ande Centrali, tra il 1950 e il 1962, si consumò una delle tante tragedie civili che la prepotente dinamica del capitalismo 'selvaggio'ha seminato tra le fragili comunità andine, sorrette da un'economica primitiva. Quella fu particolarmente odiosa e spietata, perfino in rapporto a quanto accade assai di frequente nel Centro e nel Sudamerica dove alla violenza, per così dire, biologica del latifondo e del monopolio si aggiunge quella del pregiudizio coloniale e razzistico, non arginata da garanzie che lo Stato per lo più subalterno e corrotto non è del resto in grado di assicurare. Riassumiamola in breve. A Rancas e nei villaggi circonvicini sperduti nella solitudine della cordillera i contadini vivono vita grama nei terreni comuni che sono loro assegnati, pascolando magre pecore e praticando le poche culture possibili a quelle altitudini. I confini di quelle terre comunitarie sono ben delimitati, non per questo la bramosia dei grandi proprietari terrieri adiacenti si astiene dal violarli o dal considerarli inesistenti. Pretesti per sanzioni arbitrarie non mancano, tanto più se ad amministrare la giustizia è lo stesso onnipotente latifondista in causa. D'altra parte un attacco ben più massiccio ai diritti dei comuneros viene da una compagnia mineraria americana, la Cerro de Pasco Corporation, che oltre a sfruttare i giacimenti della regione decide di impiantare una grande azienda agricola e recinge a questo fine un milione di ettari. L'avanzata mostruosa di quel recinto sulle terre le acque le strade della comunità, legittimata dallo stesso giudice esemplare, risveglia nei miti, intimiditi meticci spiriti di inutile protesta, di solitarie vendette, finché per istigazione di Héctor Chacòn non si produce una rivolta. La guardia civile peruviana vi mette fine sterminando i comuneros. Per quanto collettive, simili tragedie non hanno quasi mai testimoni degni di tale nome. Nel caso di Rancas il testimone ci fu, un testimone tutt'altro che disposto a rimanere tale senza far sua la lotta dei comuneros. Prima di essere l'autore di Rulli di tamburo per Rancas, Manuel Scorza fu infatti paladino così pugnace della loro causa da correre qualche pericolo e subire persecuzioni. I suoi avversari, e cioè il giudice Montenegro e il direttore della Cerro de Pasco Corporation, non gli hanno infatti perdonato questo libro e lo accusano minacciosamente di faziosità e di estremismo. Ma attenzione a pensare che Rulli di tamburo per Rancas non sia altro che un documento o un libello o comunque l'azione letteraria di un militante di sinistra: il linguaggio immaginifico, la capacità di invenzione e l'amara poesia che sprigiona dalla testimonianza nuda di Scorza rendono questo libro unico e appassionante.  Antonello Bacci



Alejandro e i pescatori di Tancay di Braulio Munoz (ed. Gorèe)

È don Morales a rivolgersi al protagonista, soltanto evocato, a partire dalla sua fuga per entrare nella lotta politica clandestina: così inizia il lento e amoroso recupero di una realtà perduta, attraverso il rapporto armonioso che si deve stabilire con il mare e la sua fauna. Uno dei principi fondamentali che regola questa simbiosi è il senso del limite, disposizione legata a una sapienza collettiva, maturata nel corso dei secoli, che avverte che le risorse non sono infinite. Una sapienza ambientale che va trasmessa a chi si avvicina per la prima volta al mondo della. Nelle pagine del romanzo emerge tutta la profondità del substrato indigeno, che affonda le sue radici nelle grandi culture del Nord del Perù. Su questo mondo, dopo la conquista incaica e la valanga dell invasione spagnola, si abbattono negli ultimi decenni i processi di modernizzazione selvaggia. Le fabbriche sorte senza nessun controllo, all insegna del profitto sfrenato e del delirio di onnipotenza, sconvolgono un equilibrio ecologico millenario. Con l acqua del mare, contaminano anche i rapporti fra gli uomini. Estrema manifestazione di un potere abusivo, che getta le premesse per una reazione disperata.  Antonello Bacci



Muyu Pacha di Josè Luis Ayala (ed. Gorèe)

Sul cuore di una pietra dormono gli anni la pioggia battente forma le strade un nido accoglie tutti gli uccelli un solo confine è una terra comune l'eco è l'anima della montagna il sale significa solitudine una sorgente è la vita stessa un bambino un'altra umanità da una fessura nasce il giorno in una poesia parla un uomo come il mare nella conchiglia La rinascita di una letteratura scritta nelle lingue indigene è sintomo di un rilevante cambiamento culturale nel panorama letterario dell America latina. All interno di questo fenomeno, il percorso di José Luis Ayala è emblematico. Considerato la voce più importante della poesia aymara del XX secolo, Ayala ha pubblicato le prime raccolte più di trent anni fa. La sua ricerca, profondamente legata almondo andino, si inserisce nel vasto ambito della sperimentazione, teso al recupero delle radici del mondo autoctono peruviano. Il libro raccoglie alcuni estratti della produzione poetica di Ayala dal 1972 al 1999. Il libro ha un introduzione del curatore Riccardo Badini.  Antonello Bacci



Runa Simi (ed. Stampa Alternativa)

Sotto la direzione e l ispirazione del poeta e scrittore Manuel Scorza furono pubblicate, alla fine degli anni ‘50, diverse raccolte di racconti e leggende espressione della cultura tradizionale dei popoli andini del Perù. Il volume presenta una scelta di racconti, alcuni dei quali appartengono al passato precolombiano, altri sono versioni di antichi miti e leggende popolari, ma tutti testimoniano dell armonia di una cultura capace di unire il cielo alla terra. Tra i racconti presentati: L amante del Condor (di José Maria Arguedas), L origine della pioggia , L amore di Quilaco e Curicoillur (di Miguel Cabello Valboa), L aquila funesta , Gli uccelli donna (di Fray Bernabé Cobo).



La Vampata di Manuel Scorza (ed. Feltrinelli)

Con questo volume Scorza conclude il ciclo andino iniziato con Rulli di tamburo per Rancas riannodando tutti i fili che hanno alimentato l affresco della lotta dei contadini peruviani per riconquistare le loro terre ai grandi proprietari terrieri. I protagonisti della leggendaria vicenda e l ambiente carico di tradizioni del Perú sono gli stessi delle opere precedenti, ma a questi si aggiunge la figura dell avvocato Ledesma, un personaggio storico, che dà il suo contributo alla rivoluzione contadina difendendo i diritti della popolazione più povera. Nel movimento corale di un intero popolo che si riscatta e si riappropria, con la terra, della sua eredità storica, Scorza fa rivivere la lotta dimenticata dei comuneros peruviani.  Antonello Bacci



Magia delle Ande di Gabriele Poli (ed. Edt)

Progettato in origine come un normale tour turistico in solitaria, il viaggio narrato in questo libro diventa, dopo poche pagine, un esperienza unica, con mete, visite e incontri del tutto anomali ed eccentrici rispetto a qualunque risaputo itinerario peruviano. Grazie all incontro fortuito con una giovane antropologa, l autore ha infatti accesso a luoghi, cerimonie, rituali normalmente preclusi, o addirittura proibiti, al viaggiatore straniero. Alle consuete ed esteriori impressioni da turista, si affiancano così esperienze vissute in prima persona che entrano nel cuore di una civiltà millenaria e nella tradizione più segreta del popolo quechua e della religione andina.  Antonello Bacci



La città perduta degli Inca di Hiram Bingham (ed. Newton Compton)

Luglio 1911. Uno spettacolo straordinario si presenta agli occhi della spedizione peruviana di Yale, guidata da Hiram Bingham: le rovine dell antica città inca di Machu Picchu. Dopo aver letto le cronache del xvi e del xvii secolo che parlavano di città inca sconosciute ai conquistadores spagnoli, dopo aver studiato le leggende locali, le vicende storiche e le caratteristiche fisiche della zona, Bingham riuscì faticosamente a giungere a Machu Picchu e a procedere così all opera di disboscamento, restauro e ricostruzione che ha reso l assetto del luogo come oggi possiamo vederlo. Le interpretazioni che Bingham formulò dopo il suo viaggio – alcune confermate, altre smentite dagli studi successivi – sono state riportate in questo libro, con una chiarezza e una capacità espositiva e narrativa tali da rendere il resoconto di una scoperta avvincente come un romanzo d avventura. Antonello Bacci
Cronache birmane di Guy Delisle (Ed. Fusi orari)

L autore è Guy Delisle, un disegnatore canadese, che si ritrova a vivere un anno in Birmania con la sua compagna ed un figlio di pochi mesi. Da questa sua esperienza è nato un libro a fumetti che rappresenta un approccio certamente singolare per raccontare un Paese martoriato da anni di dittatura, dove ogni piccolo problema quotidiano rappresenta un ostacolo da superare. Come quando l autore si mette alla ricerca di una boccetta di inchiostro e, solo dopo una settimana, riesce a trovarne una. A momenti di vita quotidiana si alternano spiegazioni, ad esempio, riguardo la situazione sanitaria nel Paese ed il ruolo rappresentato in tale ambito dalle Ong, oppure in merito alla censura attuata dal regime sui giornali e su internet. Nonostante le difficoltà incontrate, l autore riesce a trasmettere comunque l immagine di un popolo gentile e disponibile ed a narrare, in modo spesso anche divertente, quella che è l attuale realtà birmana dove, a parole come democrazia, libertà e giustizia si sono sostituite dittatura, censura e soprusi quotidiani.  Alessandra Rossi



Le città invisibili di Italo Calvino (ed. Mondadori).

Atlante di luoghi sognati, riflessione sul potere evocativo delle parole, saggio in forma di poesia su stanzialità ed erranza, repertorio delle stravaganze urbanistiche possibili e impossibili… Le città invisibili sono tutto questo e molto altro ancora, ma soprattutto sono un libro bellissimo. Seduto sul suo trono, affatto scoraggiato dall'incomprensibilità dell'altrui lingua, il Kublai Khan immagina le cinquantacinque città che Marco Polo, mercante, viaggiatore e ambasciatore, affabula e gesticola dinnanzi a lui, suscitandole ad una ad una con pochi, sapienti tratti. Detto così, sembra niente: e invece è una straordinaria folgorazione, di quelle che ti cambiano la percezione delle cose. Per sempre. Poi, se proprio ci tenete a sapere cosa diavolo c'entra questo libro con la Birmania, potrà essere utile sapere che: 1) Fu il Kublai Khan a decretare la fine dell'impero birmano e della sua capitale Bagan, che si accartocciò su se stessa nel 1287, forse erosa da un devastante incendio, o forse subitamente abbandonata prima che cadesse nelle mani dei Mongoli. 2) Marco Polo ebbe l'opportunità, forse unico tra gli Europei, di vedere Bagan in tutto il suo splendore, prima che il Kublai Khan la radesse al suolo (oppure che venisse subitamente abbandonata…). 3) Una volta tornati a casa, il ricordo dell'intollerabile bellezza di Bagan continuerà a tormentarvi i giorni e le sere, costringendovi a leggere e a rileggere incessantemente ogni singola pagina del libro per vedere se veramente lì dentro, tra le tante Città invisibili, non ce ne sia una disseminata di templi che voi avete avuto la buona sorte di camminare non molto tempo prima...    Antonello Bacci
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