La Malesia è un paese delizioso, esotico, ospitale, verde, caldo (troppo caldo in Agosto) ma il ricordo immediato che mi riporta alla Malesia è la conquista del monte Kinabalu. Sì, si tratta proprio di una conquista, perché raggiungere una vetta di 4175 metri non è cosa che a noi cittadini è concesso fare molte volte nella vita e noi siamo stati tra i tanti, tantissimi, che ogni anno raggiungono la cima di questa montagna e che vedono l alba tra montagne coperte di foreste pluviali.
L' ascesa, perché si tratta di salire una serie infinita di scalini, è molto ben organizzata. Prima ci si acclimata: si trascorre una notte in quota (a 1800 metri), si visita la foresta lussureggiante, che ricopre quasi per intero la montagna, si incontra ogni specie di orchidea, rododendri, stelle di natale (?!) di tutti i colori, alberi di felci, l odore del muschio ti entra nelle narici, impari a conoscere varie specie di animali e di piante che si trovano solo in queste zone. La mattina successiva si parte, ciascun piccolo gruppo con la propria guida personale, che non impone il proprio passo ma che si adegua al tuo, rispetta i tuoi tempi, si abitua alle tue soste, ti spiega solo l essenziale, nel poco inglese stentato che conosce, ma soprattutto perché come tutti i montanari è di poche parole, e continui a salire, un gradino dopo l altro, e superi i 2000 metri e la vegetazione non cambia, ti trovi immerso tra alberi ad alto fusto, e l umidità è insopportabile ed ogni passo ti costa gocce di sudore, che ti impregnano gli abiti, e sulle spalle lo zaino semi-vuoto sembra un peso insopportabile, ma c è la preziosa acqua e il cambio necessario per le temperature più rigide previste in altitudine. E sali, sali, sali con le gambe che sembrano fatte di piombo e quando arrivi ai 3000 metri ti accorgi che qualcosa è cambiato, che non ci sono più né abeti né gli altri alberi che vedevi fino a poco prima: all improvviso tutto è più basso e le uniche piante che trovi sono le piante carnivore, piene di un nettare che attira insetti e piccoli animali che scivolano sul bordo viscido e vengono risucchiati all interno della pianta e poi ancora più su trovi solo tundra, muschi e licheni, la tipica vegetazione nana presente ad altitudini maggiori..
Finalmente arriviamo al rifugio dove trascorreremo la notte: all improvviso, dal nulla, si scatena un temporale impressionante, l acqua arriva dal cielo con una violenza inaudita e si formano fiumi d acqua che si riversano, senza incontrare alcuna resistenza, lungo i fianchi della montagna, e noi restiamo lì, imbambolati, a guardare questa cascata incontenibile, contenti di trovarci al coperto; e scopriamo che i tempi di percorrenza sono calcolati per poter arrivare al rifugio prima che scoppi la quotidiana pioggia tropicale, così ci rifocilliamo, facciamo una bella cena calda e si va a dormire.
Sveglia ore 2.00am. Tutti con la torcia in mano ci facciamo luce e cominciamo la salita finale. Visti dal basso siamo una fila interminabile di lucine, sembra un corteo, una processione, c è anche un silenzio ed un raccoglimento che hanno un che di sacro, di rispettoso..e procediamo lentamente, molto lentamente, mettendo un piede davanti all altro e ci accorgiamo che ogni passo ci costa sempre più fatica. Ormai la vegetazione è scomparsa e dopo poco scompaiono anche i gradini: ormai cominciamo ad arrampicarci a quattro zampe, aggrappandoci con le unghie alla roccia, e cercando un appiglio con i piedi, troviamo anche delle funi messe apposta per aiutare la scalata nei punti più scoscesi, e mentre l ascesa diventa sempre più difficoltosa il nostro cuore batte all impazzata, e sembra che debba uscirci dal petto da un momento all altro, e ci fermiamo ad ogni passo per riprendere fiato, e ci facciamo coraggio l un l altro dicendoci che ci siamo quasi, che manca ormai pochissimo alla vetta e finalmente arriviamo, col cuore in gola e le membra doloranti raggiungiamo la cima e ci guardiamo intorno Comincia ad arrivare un vago chiarore, l aurora, che prelude all alba, intorno a noi altre vette, immerse nell oscurità e nella nebbia, insieme a noi ci sono persone di varie nazionalità e ci si scambia complimenti ed impressioni e l atmosfera è emozionata e piena di aspettative per il nuovo giorno che nasce... e finalmente arriva l alba, l alba sul mondo, l alba sulla terra così come l hanno vista i nostri antenati, esattamente come doveva essere all inizio del mondo, intatta e uguale come si ripete ogni giorno dall inizio dei tempi Siamo emozionati ed in silenzio ci godiamo questo momento. Ancora qualche foto ricordo e ricomincia la marcia, in discesa questa volta! E la discesa è ancora più penosa della salita, perché se prima a soffrire erano i nostri polmoni, ora sono le nostre povere gambe che sembrano non farcela più... ogni gradino è un tormento e ci mettiamo su un fianco prima, sull altro poi, per cercare di distribuire la fatica, ma è tutto inutile perché il dolore si distribuisce in modo equo su tutti i muscoli, e soffriamo fino alla fine e portiamo a termine la nostra piccola grande impresa e ci sentiamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto e ce ne andiamo portandoci dietro i ricordi di queste giornate ed un diploma che certifica il compimento dell opera, firmato dalla nostra guida, silenziosa e preziosa come un angelo custode.
Ce l abbiamo fatta! E questa potremo raccontarla perché c eravamo anche noi, quella mattina, sulla cima del monte Kinabalu, Malesia.
Nicoletta Fais